Vetro float
Vetro float
Viene così chiamato dal nome del procedimento di fabbricazione industriale del vetro, "FLOAT" appunto, messo a punto da Sir Alastair Pilkington alla fine degli anni '50.
Il nome FLOAT viene dal verbo Inglese "to float" che significa "galleggiare" e deriva dal fatto che, ad un certo punto del processo, il nastro di vetro in formazione si trova a galleggiare su uno strato di stagno fuso.
Il vetro float normale ha una leggera colorazione verdastra data dalla presenza di ossido di ferro.
Vetro temperato
Vetro ottenuto da un processo termico chiamato tempra, le sue caratteristiche principali sono la resistenza agli urti, e la predisposizione a rompersi in frammenti arrotondati scarsamente rischiosi.
È classificato fra i vetri di sicurezza e trova larghissimo impiego in campo edile (porte, vetrine, pareti, parapetti, box doccia).
Vetro extrachiaro
I vetri extrachiari hanno come principale caratteristica l’ottima trasmissione della luce: la sua superficie è “neutra”, del tutto trasparente e consente un’elevatissima trasmissione luminosa e un’eccezionale resa colore.
Con la loro lievissima colorazione, vengono impiegati per la realizzazione di:
- Complementi d’arredo (tavoli, ripiani, teche)
- Scale
- Porte in vetro
- Vetrine
- Pareti vetrate
- Vetrate di sicurezza
- Pensiline in vetro
Gli ambienti dotati di vetri extrachiari risultano meglio illuminati dalla luce naturale, riducendo l’uso di corrente elettrica e quindi con un notevole risparmio economico.
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